In collaborazione con Enrico Morin
I Queen oggi sono sicuramente una delle band più conosciute nel nostro Paese: programmi televisivi e radiofonici, mass media di ogni genere, tribute band ovunque… Insomma sembra che l’Italia sia nel pieno di una vera e propria Queenmania, ma esplosa con diversi anni di ritardo. Già… proprio così: esplosa in ritardo! Infatti, nel pieno della loro carriera musicale, i Queen non erano di certo una band di primo piano nel nostro Paese. Erano più o meno considerati delle meteore per la grande massa e solo poche riviste hanno provato a parlare di loro, spesso facendolo in maniera grossolana, con molti errori. Nel 1973, un programma di Rai Radio 2 intitolato ‘Supersonic – Dischi a Mach2’, in onda tutte le sere tranne il sabato, alle 20.10 e di domenica alle 13.15 sul Nazionale, proponeva in ogni sua puntata 31 brani di musica d’avanguardia sia italiana che straniera, li fu possibile ascoltare Keep Yourself Alive il singolo d’esordio di una giovane band inglese che faceva un po’ il verso ai Led Zeppelin. Il brano in Italia, venne pubblicato solo nella versione promozionale per Jukebox e visto che non c’era molta richiesta alle radio, non vide mai la pubblicazione commerciale. Avremmo dovuto aspettare il 1975 per avere un singolo della band di Freddie Mercury: Killer Queen. Verso la fine di quell’anno i Queen si erano guadagnati una certa notorietà un po’ ovunque con il brano Bohemian Rhapsody, oggi conosciutissimo da tutti, ma al tempo non era molto radiofonico per la sua lunghezza di quasi 6 minuti. I primi a trasmetterlo nel nostro paese in radio furono due personaggi lungimiranti: Renzo Arbore e Gianni Boncompagni.
Da ora in avanti, i Queen iniziano ad essere un po’ più conosciuti soprattutto nel circuito universitario. Il brano Somebody To Love diventa la sigla di apertura del ciclo di film dedicati a Billy Wilder e la cantante Mia Martini ne realizza una cover in italiano dal titolo ‘Un Uomo Per Me’ accreditata a Mimì e Freddie Mercury e presente sul suo album Per Amarti.
Siamo nel 1977 e per la prima volta un membro della band viene in Italia: il batterista Roger Taylor, che arriva a Roma per presentare il nuovo album: News Of the World. Una emittente locale realizzò anche uno special televisivo alternando le interviste in mezzo alle strade di Roma fatte a Roger con dei videoclip della band e che con molta fantasia, venne chiamato “Special For Italy”.
Dalle stesse risposte del batterista nacque la press release ‘gialla’ che potete trovare su uno dei migliori siti al mondo dedicati ai Queen: QUEENMUSEUM.COM dell’amico Ferdinando Frega, date un’occhiata alla press release ed al sito in generale: non ve ne pentirete! Nonostante l’album contenga le canzoni “inno” della band, We Will Rock You e We Are The Champions, nel nostro paese, non ebbe molto successo. Ci fa piacere ricordare comunque, che la grande Mina chiudeva i suoi concerti del 1978 cantando una cover di We Are The Champions. In questi anni i Queen erano perennemente in tour, stavano girando tutto il mondo, ma l’idea di suonare in Italia non veniva nemmeno presa in considerazione. Molto probabilmente eventi come ‘La guerra del Vigorelli’ del 1971 che vide protagonisti, contro la loro volontà, proprio i Led Zeppelin, non dava garanzie alle band o agli organizzatori dei tour. Gli appassionati italiani, dovettero aspettare le date di Zurigo del 1980 per poterli vedere live: partenza in bus e direzione Hallenstadion, un Palazzetto da 12000 persone. Stessa storia con gli spettacoli del 1982: bus fino a Zurigo. Nonostante i Queen fossero una band mainstream in tutto il mondo, in Italia si continuava a non considerali molto, basti vedere le classifiche di vendita dei loro LP:
1980 – The Game, 40 posto
1982 – Hot Sace, 54 posto
1984 – The Works, 37 posto
Degli album precedenti neanche l’ombra. Il Greatest Hits del 1981, il 33 giri che ha infranto tutti i record di vendita, non compare nella TOP 100 dei dischi più venduti di quell’anno. Incredibile vero? Ma questa era la realtà: i Queen in Italia li ascoltavano ancora in pochi.
All’inizio del 1984 si stavano effettuando i preparativi per la 34esima edizione del Festival di Sanremo e tra gli ospiti internazionali c’erano anche loro: i Queen, che avrebbero presentato il loro nuovo singolo Radio Ga Ga, tratto dall’imminente album The Works. Il brano fu un successo in diversi Paesi ed in Italia, proprio per la scelta di pubblicizzarlo alla kermesse ligure, il singolo uscì 2 settimane in anticipo rispetto alla stessa Inghilterra, raggiungendo un onesto 12 posto nella classifica dei singoli più venduti, successo che gli permise di essere scelto anche come sigla d’apertura della famosa trasmissione Disco Ring. Finalmente la massa si stava accorgendo della band inglese. Ma in quegli anni a Sanremo, tutti gli artisti, sia in concorso che gli ospiti, si esibivano in playback, la diceria che sosteneva quindi, che i Queen non sapessero di non poter suonare dal vivo e che per questo si sarebbero un po’ alterati, ci risulta assai poco credibile. Durante lo spettacolo tutti facevano finta di cantare e suonare: tutti tranne Freddie Mercury. L’esibizione del 3 Febbraio 1984 infatti fu molto più simile ad un videoclip che non ad una performance live. La seconda esibizione del 4 Febbraio, invece, fu meno plateale. Come si usa dire in queste situazioni, bene o male, l’importante è che se ne parli e la band aveva conquistato le pagine dei giornali, anche quelle di gossip: girava una storia in cui si narrava che Freddie Mercury si fosse invaghito di una ragazza ligure… E proprio nel bel mezzo di tutto quel marasma mediatico uscirono le date dell’imminente tour mondiale. Il Works Tour iniziava il 24 Agosto del 1984 a Bruselles e sarebbe terminato solo l’anno seguente,
il 15 Maggio del 1985 in Giappone ad Osaka, meno di due mesi prima della leggendaria performance al concerto benefico del Live Aid. Quindi non credete al film: i Queen prima del Live Aid non si erano sciolti, avrebbero suonato in giro per il mondo, dall’Europa all’Africa, dal Sud America al Giappone e questa volta finalmente anche in Italia. Alcune fonti riportano che inizialmente pensarono addirittura di fare un concerto al Vaticano che alla fine sfumò in un primo momento per limitazioni logistiche imposte dalla santa sede, poi definitivamente quando il Pontefice negò il permesso.
14 e 15 Settembre 1984, Milano: I Queen live in Italia. La band avrebbe suonato dal vivo al ‘Palazzone’, il Palasport di San Siro che poteva contenere 10000 persone. Avete letto bene: 10000 persone, quindi 20000 in totale nelle due serate. So già a cosa state pensando: i biglietti saranno sicuramente terminati in pochi secondi, visto che le vendite per i Queen + Adam Lambert a Bologna sono durati circa un paio d’ore… Ed invece è un peccato deludervi di nuovo: in entrambe le serate il palazzetto era mezzo vuoto. Abbiamo le testimonianze dei ragazzi che erano presenti a quegli eventi storici. Andiamo a conoscerli.
Alexander Macinante: grande fan dei Queen, oltre ad averli visti dal vivo a Milano nel 1984 ha avuto la fortuna di vedere, ed abbracciare, anche Roger Taylor e Brian May, durante i loro tour solisti negli anni 90. Famoso per la trovata del Taxi all’aeroporto di Milano nel 2008, ma questo ve lo racconterò un altro giorno!
Luca Ferrari: un grande amico con il quale ci scambiamo spesso opinioni! Credo che possa essere definito come l’archivista della band. Specializzato in libri e riviste italiane che parlano dei Queen, Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor, John Deacon, collaborazioni… Insomma, se volete informazioni su una rivista o un libro uscito in Italia, chiedete a Luca!
Umberto Meoni: mio corregionale nonché ‘istituzione’ nel panorama collezionistico italiano (ed a mio modesto parere anche mondiale)! Uno dei primi ad avere il leggendario Bohemian Rhapsody Blu. Se hai un dubbio su un disco chiedi ad Umberto, sicuramente lo ha in collezione!
Raffaele Lombardi: ultimo solo perché tifa Fiorentina e per campanilismo non potevo metterlo in ‘alto’. Grande fan della band e conosciuto nel mondo dei fan della regina perché è stato il frontman e fondatore dei Killer Queen! Ha cantato con un’orchestra, con Kerry Ellis, ha incontrato il dottor May, ha visto i Queen a Milano, è partito da Seano (cercatelo su Google Maps dov’è perché spiegarlo è difficile) ed è arrivato fino a Londra per vedere il Tribute nel 1992 nonostante Mr. Jackson… Ma questa è un’altra storia!
Buona lettura!
Allora ragazzi, montiamo sulla Delorean e torniamo indietro nel tempo. Siamo nel 1984 ed hanno annunciato i Queen in Italia…
Umberto: Aspettavo questo momento da molti anni… In realtà solo da 4 e mezzo ma a quei tempi mi pareva di aver aspettato un’eternità! Già da mesi martellavamo il nostro negozio di fiducia chiedendogli se i biglietti erano arrivati, ci andavano almeno una volta a settimana, ma la risposta era sempre no! Finalmente un giorno arrivarono ma non ci fu la ressa per prenderli, infatti ne rimasero molti invenduti. Io appena saputo che c’erano i biglietti iniziai a chiamare tutti i miei amici esaltatissimo chiedendo loro se volevano venire a Milano per i Queen. Ricordiamoci che a quei tempi per noi era già un bel viaggetto, avevo già la patente ma da pochissimo e l’altro ragazzo che venne con me era minorenne per cui andammo in treno. In realtà c’erano altri due amici che dovevano venire con noi, uno era Maurizio ma dovette saltare questo appuntamento con la storia causa servizio di leva. L’altro lo chiamavamo After All (dopo tutti) perché dopo ogni barzelletta mentre gli altri ridevano come pazzi lui diceva ‘EHHH???’ Comunque lui comprò il biglietto ma il giorno prima della partenza ci chiamò e ci comunicò che non sarebbe venuto perché non se la sentiva di fare un viaggio così lungo neppure per i Queen, e notare che il tipo in questione aveva tutta la discografia in vinile della band. Io e Alessio (così si chiamava il mio compagno di viaggio e concerto) partimmo da soli, e non so quanto abbiamo preso per il sedere tutti quelli che non vollero venire al concerto essendo certi che un giorno si sarebbero mangiati le mani!
Alexander: I miei primi ricordi dei Queen sono legati ai video di Another one bites the dust e Flash (che mi faceva molto paura!), ma la “conversione” avvenne nell’82, quando mio fratello tornò da una gita in Germania con un po’ di vinili, incluso il Greatest Hits. Divenne il nostro ascolto preferito del sabato pomeriggio. Seguì poi una cassetta di Live Killers duplicata da un suo compagno di scuola. All’epoca la circolazione di informazioni musicali avveniva solo tramite giornali, che davano pochissimo spazio ai Queen o libri (però all’epoca libri dei Queen in Italia non ne erano ancora usciti), e quindi sapevamo poco o nulla. Ricordo una recensione di Jazz letta a casa di mio cugino al mare su una vecchio numero di Famiglia Cristiana dove il gruppo veniva criticato perché il titolo era fuorviante per un disco rock, oppure le biografie stringatissime sui diari scolastici sul rock. Quindi nell’84 fu già una grande emozione per noi poterli vedere in tv in diretta a Sanremo sulla nostra tv in bianco e nero. Pensa che la seconda sera registrammo l’audio con un registratorino cercando di fare silenzio e i nostri genitori, forse avventatamente, ci promisero che se mai un giorno i Queen fossero venuti in Italia, ci avrebbero permesso di andare a vederli. Inutile dirvi la gioia che provai quando un giorno d’estate mio padre tornò a casa dicendo di aver visto dei manifesti dei Queen in concerto! Avevo solo dieci anni (mio fratello 20), mio padre si assicurò la prevendita dal mitico negozio di dischi Otello di Alessandria, mi permise di saltar scuola, e all’alba salimmo tutti sul suo camion che ci portò a Milano.
Luca: Al tempo avevo 17 anni, per me stava per realizzarsi un sogno. Ricordo di aver scoperto i Queen quando avevo 10 anni, me li fece ascoltare casualmente mio fratello Ivano. Fu Good Old Fashoned Lover Boy a folgorarmi, un brano che si discostava dal rock classico anni 70, lo trovai veramente originale ed eclettico. Tengo custodito molto gelosamente l’album contenente quel brano (A Day At The Races). Lo acquistò mio fratello Roberto quando uscì nel ’76. La copertina dell’album è praticamente logorata dai continui ascolti di allora, ma non lo scambierei con nessuna delle nuove ristampe. Era bello ascoltarlo sul giradischi di casa, ammiravo qualsiasi dettaglio delle immagini all’interno, non finirò mai di ringraziare i miei fratelli per avermi dato l’opportunità di scoprire la più grande band al mondo… In quegli anni lavoravo in un negozio di abbigliamento in zona fiera a Milano, in quei giorni di metà Settembre ero molto eccitato.. non pensavo ad altro che a loro, ai QUEEN che stavano arrivando. Avevo in tasca i biglietti per ambedue i concerti, li pagai la bellezza di 14 mila lire l’uno più prevendita … c’è poco da ridere! al tempo mi bruciai la paghetta di quasi un mese! Ricordo che non avevo più una lira in tasca, dovetti farmi regalare la sciarpetta del tour dalla mia ragazza… Attenzione, ovviamente non ufficiale. Mio fratello Roberto invece mi comprò il libro “Noi siamo i Campioni” di cui ora posseggo ben 4 copie, una usuratissima a furia di essere sfogliata e le altre copie trovate qua e la negli anni successivi. Mi preme ricordare alle nuove leve che “Noi siamo i campioni” è il primo libro ufficiale sui Queen edito in Italia, una vera gemma da avere assolutamente! Ma torniamo a Milano, nei giorni prima dei due concerti Meneghini, andai a caccia dei poster promozionali assieme al mio amico Paolo. Durante una di quelle serate di caccia in giro per il capoluogo lombardo vedemmo degli attacchini che stavano proprio affiggendo i famosi poster che stavamo cercando… ci costarono 10’000 lire l’uno.. col senno di poi avrei dovuto prenderne 10!! Io presi la versione classica che posseggo tutt’ora ben incorniciato affisso in casa, Paolo prese la versione più grande. Ancora oggi rimane per me il pezzo da collezione introvabile… darei non so cosa per ritrovarlo. Certo che potrei chiederlo a Paolo, ma il suo è andato perduto! Adesso vi faccio impazzire… molti anni dopo trovai lo stesso poster uguale al mio in un mercatino delle pulci di Milano, appena l’ho visto stavo per avere un orgasmo, che super colpo di culo!! Quindi per un periodo fui il fortunato possessore di ben due poster.. salvo poi perderne uno, gettato via dalla mia matrigna…
Raffaele: Quando i Queen annunciarono le date del tour, finalmente dopo anni di attesa era giunta la volta anche di una tappa in Italia divisa su due concerti. 14 e 15 settembre, Milano, Palazzetto dello Sport. Avevo 16 anni ma per niente al mondo mi sarei perso l’occasione di vedere la band che amavo esibirsi nel mio paese. Quando iniziarono le prevendite eravamo in otto ad andare, tutti miei compaesani e amici. Fui io a prendere i biglietti per tutti. Li comprai alla mitica “Galleria del Disco” nel sottopasso della stazione di Firenze. Eravamo i primi in assoluto ad effettuare l’acquisto, tanto che il gestore del negozio tra il serio e il faceto mi disse “Ah, finalmente! Pensavo mi sarebbero rimasti tutti invenduti…” In effetti quelle due date da un punto di vista dei numeri saranno tutt’altro che un trionfo. Incredibile, se pensiamo a cosa sono i Queen nel nostro paese oggi. La sera prima della partenza decidiamo di ritrovarci tutti insieme in casa di un amico, per dormire qualche ora da lui e poi partire. Alle 3 del mattino suona la sveglia. Ovviamente nessuno aveva chiuso occhio… Gallora, Radiopirla, il Teo, Cineppia, il Cittadino, il Maria, il Londo, tutti rigorosamente per soprannome, più il sottoscritto, detto Ciccio, partiamo da Seano, piccolo paese della provincia di Firenze, in direzione Milano. Arriviamo alla stazione di Milano alle 7.30. Prendiamo di corsa un bus, direzione Palazzetto, convinti di arrivare lì e trovare già ressa ai cancelli. Arriviamo alle 8.30 e con nostro stupore, non troviamo nessuno… Solo due ragazzi di Prato che come noi avevano affrontato un viaggio notturno per prendersi il posto migliore. Non c’è neanche un cartello, un richaimo al concerto, niente di niente, tanto che per un attimo ci viene il dubbio che qualcosa possa essere andato storto, che il concerto non si farà. Chiediamo ad un tizio che si trova nel didietro del Palazzetto… “Sorry, Queen?”. Il tizio ci guarda stranito e ci risponde: “Yes, Queen…” Passeranno ore prima che qualcuno inizi ad arrivare.
A parte Luca che giocava in casa, per ognuno di voi è stata un’avventura anche solamente arrivare a Milano. Raffaele ha anticipato la prossima domanda: l’attesa com’è stata? Oggi quando c’è un concerto della band con Lambert o di un solista, vengono organizzati raduni dalle varie pagine presenti sui social e si ammazza il tempo bevendo e parlando con persone che magari non vedi da tempo, ma nel 1984? Come avete ingannato l’attesa?
Luca: Per la prima data chiesi ovviamente di uscire un’oretta prima dal lavoro, mi trovai con mio fratello, la mia ragazza e con altri amici con cui lavoro tuttora, eravamo in 6 o 7. Tutti sapevano della mia passione per i Queen, cercai quindi di coinvolgere più gente possibile, non fu difficile. Il palazzetto dello sport si trovava proprio di fronte allo stadio di San Siro, abitavamo tutti li vicino per cui ci trovammo in zona fiera e ci andammo a piedi. Ricordo molto bene lo stato d’eccitazione, non stavo nella pelle, saltellavo e aumentavo il passo di continuo. Era una bellissima calda serata di Settembre anni 80 e nel tragitto parlavamo della loro musica, di come cantava Freddie, di come suonava Brian, di come sarebbe stata la scenografia. Per strada alcuni ragazzi più grandi raccontavano di averli visti a Lione nel 78 o a Zurigo nell 82. Anche io sarei dovuto andare a vederli a Zurigo nell’82 , ma non riuscii a convincere mio fratello maggiore . Lo stressai tutta l’estate, proposi addirittura di andarci in due col CIAO! Ma niente! Tornando al 14 settembre indossavo un jeans anni 70 del mio amico Paolo dove avevo cucito una pezza dei Queen sulla coscia, indossavo una t-shirt nera con impressa la copertina di Live Killers e una volta arrivati mi feci disegnare una Q sulla guancia.
Umberto: Non ricordo bene l’ora ma partimmo più o meno alle 6 del mattino ed arrivammo in tarda mattinata alla stazione centrale di Milano. Prima di prendere il Bus per il Palazzetto dello Sport, che cadrà qualche mese dopo, cedendo sotto la grande massa di neve di quel mostruoso inverno nel gennaio 1985, ce ne andiamo a prendere un caffè e a fare colazione in direzione Duomo. Pensavamo di trovare la strada piena zeppa di fan di Freddie e soci ma non fu così, o meglio ne trovammo molti ma non come pensavamo noi: ovvero tipo come fossimo ad una finale di Coppa dei Campioni (quella coppa dalle grandi orecchie che voi giovani chiamate Champions) ci sbagliavamo di grosso. Sapete per noi era inconcepibile arrivare al giorno più importante della storia italiana e non trovarsi di fronte a flotte umane venute per i Queen. Mentre vedevamo tutti beati e tranquilli, noi (io soprattutto) eravamo molto agitati e la paura di arrivare tardi e troppo lontani dall’entrata mi fece decidere di andare immediatamente davanti al Palazzetto dello Sport anche se l’apertura dei cancelli era prevista intorno 18,30/19,00 Altra stranezza fu la mancanza di manifesti dell’evento in città. Forse perché come Luca in molti avranno acquistato i poster dagli attacchini… Pensavamo di trovare una miriade di questi manifesti nelle strade del centro di Milano e pure fuori ma non fu così, ne vedemmo solo uno nelle vicinanze del Palazzetto e pensammo di staccarlo ma rinunciammo per due motivi: uno fu perché lì era pieno di gente e ci vergognavamo un po’ a cercare di staccarlo e l’altro perché essendo nostra intenzione arrivare nella prima fila, dove lo avremmo messo? Mi sono pentito molto di non averlo preso perché non l’ho più ritrovato per una vita. Per fortuna sono riuscito a trovarlo anche se soltanto 3 decadi più tardi. Eravamo i primi insieme ad un’altra decina di fan come noi.
Alexander: Ricordo che passammo la tarda mattinata in un prato vicino al palasport, poi nel primo pomeriggio mio padre ci lasciò davanti all’ingresso e ci mettemmo in fila. Non c’era molta gente, ma si affollò presto.
Raffaele: Come detto siamo praticamente arrivati per primi! Non ricordo cosa facevamo per ingannare il tempo… Ricordo che arrivavano persone alla spicciolata. In un mondo che non conosceva internet, dove non esistevano i social, dove non c’erano smartphones o altro, trovare qualcuno nel nostro paese che amasse i Queen come li amavamo io e i miei amici era praticamente impossibile. Invece no, erano tutti lì, con le loro magliette, le loro sciarpe, i loro gadgets a firma Queen. Un sogno. Verso le 15.00 cominciano ad arrivare autobus organizzati da mezza Italia che scaricano decine, centinaia di fans. Un godimento per gli occhi, un po’ meno per la nostra posizione davanti ai cancelli che si fa pericolosa…
Scusa l’interruzione Raffaele. Cosa intendi per pericolosa?
Raffaele: Come detto eravamo davanti ai cancelli, le persone iniziano ad arrivare e tendono a schiacciarci contro di essi. Finalmente alle 18.30 si aprono gli ingressi ed è il delirio. Gente che si accalca l’una sopra l’altra, noi otto che ci perdiamo, io, il più piccolo tra tutti, vengo letteralmente sollevato di peso e mi ritrovo dentro senza neanche accorgermene.
Alexander: Purtroppo la sicurezza tardò molto nell’aprire le porte, e allora a un certo punto i presenti, esasperati, hanno iniziato a urlare, insultare lo staff e spingere furiosamente. Devo dire che stata l’unica nota negativa della giornata, è stato un brutto quarto d’ora e ho avuto veramente paura. Ricordo mio fratello cercare di tranquillizzarmi dicendo: “Non piangere che tra poco vedi Freddie!”. Fortunatamente a un certo punto i cancelli vennero aperti. La folla era talmente pressante che, dopo un primo timido tentativo di controllo, gli addetti alla sicurezza fecero scorrere il flusso senza quasi nemmeno staccare i biglietti.
Umberto: Noi eravamo attaccati ai cancelli, volevamo essere i primi ad entrare. Ricordo la gente piano piano iniziò ad arrivare ed intorno alle tre del pomeriggio c’erano già un centinaio di persone in coda ed io decisi di provare a fare la pazzia di uscire di lì per andare a comprare un panino visto che avevamo solo mangiato un cornetto. Vado compro 4 panini con prosciutto e fontina, due birre e torno al mio posto. Devo subito iniziare a litigare non tanto con quelli vicini al cancello con i quali avevamo già fatto amicizia, ma con gli altri in coda. Comunque tutto ok, mi riattacco al cancello. Passano le ore e la gente pressa sempre di più, io ero schiacciatissimo sul cancello, era difficile pure respirare. L’apertura ritarda di molto, un’ora forse più e noi appiccicati al cancello stavamo davvero soffrendo ma la mente era là alla prima fila davanti a Freddie. Quando ormai stavamo per perdere le speranze, arrivano i tipi della security e noi esultavamo quasi impazziti nonostante fossimo imbalsamati! Ed ora il momento più delirante in assoluto! La pressione da dietro sale vertiginosamente e cosa accade? Semplice, i cancelli non si aprono in avanti ma all’indietro, per cui tutti noi attaccati al cancello stesso restiamo esattamente li! Tra le grida di alcuni ragazzi doloranti e pianti di altre ragazze di cui una mi sembrò svenuta ma non era possibile fermarsi a controllare che cosa stava accadendo, i fan entravano a ondate mentre noi eravamo impossibilitati a fare un qualsiasi movimento. Finalmente io e Alessio riusciamo a passare e nella corsa cerchiamo di tirare fuori il biglietto quando esattamente di fronte a noi un ragazzo che cercava di riprendere il biglietto dalle mani del tipo della security viene letteralmente gettato a terra con un pugno nello stomaco, pochi metro avanti accade la stessa cosa ad un altro fan. Restiamo pietrificati dall’accaduto, io lasciai nelle mani del tipo il mio biglietto, in quel momento era più importante arrivare davanti che rischiare grosso per tenersi quel ‘pezzo di carta’. Comunque me ne sono sempre pentito fino a quando anni dopo convinsi Alessio a darmi il suo. Purtroppo nonostante una decina di ore passate alla gogna eravamo abbastanza lontani dalla prima fila, per colpa di quel maledetto cancello e ci trovavamo almeno in decima-dodicesima fila.
Luca: Noi entrammo subito e mi piazzai ovviamente il più vicino possibile alla transenna sotto al palco, lasciai il resto del gruppo più indietro spiegando che la prima serata avrei voluto vedere il concerto il più vicino possibile. Nell’attesa sentii altri ragazzi parlare dei casini successi ai cancelli d’entrata. Gente che spingeva e che era stata malmenata dalla sicurezza. Al tempo non c’erano controlli particolari all’entrata dei concerti, stavano più che altro attenti a non far entrare cineprese o registratori… tutto il resto non veniva preso in grande considerazione, bottiglie di vetro, ombrelli, accendini, fumo… Pensate che in quegli anni allo stadio Meazza riuscivano a far passare di tutto: torce, fumogeni, spranghe , bastoni e coltelli.
Eh si, in effetti negli anni 80, fino ai primi 90, la sicurezza agli eventi e alla manifestazioni che prevedevano tante persone lasciava un po’ a desiderare. Ma torniamo a cose più leggere: in attesa dell’apertura dei cancelli avete visto qualcosa o qualcuno che vi ha sorpreso?
Luca: Io a questa domanda non posso rispondere perché andando al Palazzetto a piedi siamo arrivati ed entrati.
Alexander: Mi ricordo un gruppo di ragazzi che con una bomboletta preparava uno striscione con scritto “You will rock us”, qualcuno che vendeva delle spille, il venditore di cocco che mi sembrò molto esotico ed un “sosia” di Freddie che si aggirava lì davanti a curiosare tra le bancarelle degli ambulanti e il cocco fresco. È stato lì un bel po’ aspettando che magari qualcuno gli chiedesse l’autografo, ma nessuno è caduto nella trappola.
Raffaele: Ricordo un paio di ragazzi in particolare: uno di Roma con una maglietta bianca col primo logo dei Queen color oro inciso sopra, tutto emozionato, che si volta verso di me e mi dice, testuali parole “Tu non puoi capì, è dal ’73 che aspetto ‘sto momento…” Poi ricordo un ragazzo biondo, accento milanese, con una borsa a tracolla di quelle militari con un disegno fatto a penna da lui che raffigura i Queen come sulla copertina di Queen II. Era andato a vederli anche la sera precedente e aveva ancora l’esaltazione e l’adrenalina addosso.
Umberto: Rimasi folgorato da un tipo molto più grande di noi, che ci raccontava di aver visto i Queen all’Hammersmith Odeon nel 1979 e addirittura i Deep Purple al Palasport di Bologna nel 1971! Io letteralmente sbavavo e mi brillavano gli occhi nell’ascoltare ogni singola parola di questo signore che aveva si molti anni più di me, ma per me era l’uomo più fortunato del mondo. Comunque avevamo fatto ‘amicizia’ anche con altri ragazzi e si fece una sorta di sondaggio su quali dischi ci piacessero di più. Più o meno le risposte erano The Works, A Night At the Opera,The Game, Jazz. Non in questo particolare ordine. Io impazzivo per Sheer Heart Attack e per i primi due album che erano dannatamente Heavy. A quei tempi però molti consideravano i Queen una band Heavy anche se negli ottanta era un po’ partita per la tangente commerciale, per cui non c’era bisogno di spiegare tutte le similitudini tra Heavy Metal e Queen. La frase più bella ed emblematica fu quella di questo signore che ci disse: “Volete vedere un concerto Heavy Metal con le contro palle? Allora gustatevi lo spettacolo di stasera!”
Oggi invece, bene o male conosci tutti! O di vista o di ‘fama’… Si è un po’ persa questa socializzazione pre-concerto, questo parlare con sconosciuti di una cosa che ci rende parte di una stessa ‘famiglia’. Mi state facendo sentire vecchio… Ma andiamo avanti. Hanno aperto i cancelli e siete entrati nel palazzetto. Impressioni?
Raffaele: Come detto all’apertura dei cancelli non mi sono reso conto di nulla e mi sono ritrovato da solo all’interno del Palazzetto dello Sport. Molti sono già entrati e la prima fila è persa ma sgomitando mi butto in terza fila, lato Brian e ritrovo Gianluca detto “Teo”. Per fortuna…
Alexander: Ricordo la corsa verso spalti: ci sedemmo sul pavimento a pochi metri dal palco, sul lato destro. Rimasi stupito davanti al telone della scenografia e alle ruote dentate, per non parlare delle luci, mi sembrava fantascienza. L’anno prima ero stato a un festival con Banco del Mutuo Soccorso e Stadio nella piazza della mia Asti, ma questa era tutta un’altra esperienza. Ricordo bene anche la musica d’attesa diffusa per il palazzetto (tra i quali i “Come on Eileen” dei Dexy’s Midnight Runners che aveva spopolato un paio di anni prima). Era annunciato un gruppo di supporto, ma non suonò nessuno. A un certo punto, il buio, e tutti in piedi, e di nuovo spintoni. Ricordo il fumo, le luci, le teste di Freddie e di Brian, l’emozione. Per il primo quarto d’ora riuscimmo a stare in seconda/terza fila, ed avere Freddie che cantava a pochi metri da noi. Una gioia indescrivibile! Però ad un certo punto gli spintoni, e l’odore di “fumo” (del quale ovviamente ero ignaro), e la gente (giustamente, direi ora) esaltata fece decidere a mio fratello che era meglio, per la mia incolumità (e forse anche per la sua, soprattutto se mia madre avesse saputo), che ci spostassimo un po’ più indietro. Seguimmo allora il concerto da qualche metro più indietro e di lato.
Umberto: Purtroppo nonostante una decina di ore passate alla gogna eravamo abbastanza lontani dalla prima fila, per colpa di quel maledetto cancello e ci trovavamo almeno in decima-dodicesima fila. Iniziamo ad infiltrarci, con varie litigate, spintoni, calci ecc…chi è abituato (come lo eravamo noi) ad andare ai concerti degli ottanta sa di cosa parlo. Riusciamo ad arrivare in 3 fila completamente sfiniti quando tutto doveva ancora iniziare e i drammi non erano finiti .Il caldo era bestiale e come inizia il concerto parte la ressa. Pressione da dietro pazzesca ma tutto sopportabile per noi. La scenografia in stile Metropolis ci appare come la più bella mai vista, l’emozione prenderà il sopravvento sulla razionalità, per cui a noi sembrò tutto più che perfetto, meraviglioso. In effetti lo era anche se Freddie non era già più quello dei settanta ma queste sono piccolezze se torno con la mente a quel giorno.
Luca: ero il più vicino possibile alla transenna sotto il palco e guardandolo si scorgevano le enormi ruote dentate sullo sfondo tratte dal film muto Metropolis. Poi si spensero le luci e lo spettacolo ebbe inizio con l’intro di Machines…
Milano: Palazzo dello Sport – 14 Settembre 1984
Setlist: Machines (tape), Tear It Up, Tie Your Mother Down, Under Pressure, Somebody To Love, Killer Queen, Seven Seas Of Rhye, Keep Yourself Alive, Liar, It’s A Hard Life, Staying Power, Dragon Attack, Now I’m Here, Is This The World We Created?, Love Of My Life, Stone Cold Crazy, Great King Rat, keyboard/guitar solos, Brighton Rock (ending), Another One Bites The Dust, Hammer To Fall, Crazy Little Thing Called Love, Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, I Want To Break Free, Jailhouse Rock, We Will Rock You, We Are The Champions, God Save The Queen
Questa è la prima serata degli unici due concerti dei Queen in Italia con la formazione originale. Pochi artisti hanno suonato nel nostro Paese dagli anni ’70 a causa della mancanza di promotor, locali adeguati e sicurezza. Il caos creatosi nel luglio del 1971 al Vigorelli di Milano, durante un concerto dei Led Zeppelin mise un freno ai concerti in Italia. Solo negli anni ‘80 iniziarono a esibirsi più regolarmente nel nostro Paese.
In questo articolo rivivremo i momenti più salienti dello spettacolo partendo dal vestiario della band!
Freddie Mercury:
– giacca bianca con fulmine nero
– canotta con fulmine nero
– cintura dal lato nero
– pantalone con fulmine nero
– scarpe stivaletto adidas hercules
– polsino rosso con riga bianca sottile e linea bianca grossa (dalla mano verso il braccio)
– parrucca e seni finti in I want To Break Free compreso golfino rosa
– parrucca lunga del video It’s A Hard Life durante we Will Rock You
Brian May:
– camicia bianca,
– pantaloni bianchi
– fascia rossa
– scarpe adidas
– maglietta bianca con la scritta The Works
– giubbino con frange colorate
John Deacon:
– camicia bianca
– pantaloni bianchi
– scarpe bianche
Roger Taylor:
– maglietta antinucleare
– pantaloni bianchi
– scarpe adidas
– polsini bianchi
Spike Edney:
– camicia bianca
– pantaloni bianchi
– scarpe adidas
Il concerto comincia ed una troupe della Rai riprende il primo minuto di Tear It Up, attualmente l’unico filmato conosciuto delle due date milanesi. Brian ruppe una corda verso la fine di Keep Yourself Alive; Roger e Freddie fecero una piccola improvvisazione nell’attesa che il chitarrista riuscisse ad avere una copia della sua Red Special per Liar. La folla iniziò a chiedere a gran voce Mustapha e Freddie accontentò la platea milanese cantandone l’intro prima di It’s A Hard Life: era dal 1982 che Freddie non cantava l’intro del brano presente nell’album Jazz. Altra cosa interessante era dal 1978 che la band non suonava almeno un brano tratto da ogni album. Questa sera vedrà per l’ultima volta la presenza di Staying Power nella scaletta, nonostante l’esecuzione sia di altissimo livello, e secondo alcuni è la miglior versione fatta in questo The Works Tour, con molta probabilità Freddie faceva fatica a cantarla. Il popolo milanese comunque può star tranquillo: la voce del cantante è in ottime condizioni. Anche su Dragon Attack il lavoro di Freddie è formidabile. Mercury esce per il bis di We Will Rock You con una bandiera italiana, gesto apprezzato dai fan. Tale gesto verrà ripetuto nel 1985 a Rio e Tokyo e nella maggior parte degli spettacoli nel 1986.
Fortunatamente a livello audio questo concerto è ben coperto e negli anni sono usciti diversi bootleg. Di seguito quelli, a mio parere, più interessanti.
The Jewels (106 minutes, 2 CD, concerto completo, qualità: A) – Pubblicato nel 1994 è stata la prima uscita di questo spettacolo. È una delle registrazioni del pubblico dal suono migliore del tour di The Works e rimane la migliore copia di questo concerto. Si può distinguere la voce di John Deacon nel secondo ritornello di Radio Ga Ga. Track listing: Machines (tape), Tear It Up, Tie Your Mother Down, Under Pressure, Somebody To Love, Killer Queen, Seven Seas Of Rhye, Keep Yourself Alive, Liar, It’s A Hard Life, Staying Power, Dragon Attack, Now I’m Here, Is This The World We Created?, Love Of My Life, Stone Cold Crazy, Great King Rat, keyboard/guitar solos, Brighton Rock (ending), Another One Bites The Dust, Hammer To Fall, Crazy Little Thing Called Love, Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, I Want To Break Free, Jailhouse Rock, We Will Rock You, We Are The Champions, God Save The Queen
Don’t cry For Me (1 CD, incompleto, qualità A) – Questo bootleg del 1995 non è altro che un’estrapolazione audio della videocassetta We Will Rock You. Al termine ci sono alcune bonus track tratte dallo show di Milano (che molto probabilmente sono tratte dal bootleg precedente) e dal leggendario concerto di Wembley del 1986. Track listing Milano: Seven Seas Of Rhye, Keep Yourself Alive, Liar, It’s A Hard Life, Stone Cold Crazy, Great King Rat, keyboard/guitar solos, Brighton Rock (ending), Jailhouse Rock
Let Me Show In (106 minutes, 2 CD, concerto completo, qualità: A-) – Questo bootleg è del 1999 e non è altro che una copia equalizzata del bootleg The Jewels. Track listing: Machines (tape), Tear It Up, Tie Your Mother Down, Under Pressure, Somebody To Love, Killer Queen, Seven Seas Of Rhye, Keep Yourself Alive, Liar, It’s A Hard Life, Staying Power, Dragon Attack, Now I’m Here, Is This The World We Created?, Love Of My Life, Stone Cold Crazy, Great King Rat, keyboard/guitar solos, Brighton Rock (ending), Another One Bites The Dust, Hammer To Fall, Crazy Little Thing Called Love, Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, I Want To Break Free, Jailhouse Rock, We Will Rock You, We Are The Champions, God Save The Queen
Works In Milan (?? minutes, 2 CD, concerto incompleto, qualità: A) – Ennesima riedizione del solito materiale tratto da The Jewels. Il resto dei brani presenti sul CD 2, dopo God Save The Queen, sono tratte dalla registrazione di Tokyo del 1985 e non da Bruselles come indicato sulla copertina. Track listing: Machines (tape), Tear It Up, Tie Your Mother Down, Under Pressure, Somebody To Love, Killer Queen, Seven Seas Of Rhye, Keep Yourself Alive, Liar, It’s A Hard Life, Staying Power, Dragon Attack, Now I’m Here, Is This The World We Created?, Love Of My Life, Stone Cold Crazy, Great King Rat, keyboard/guitar solos, Brighton Rock (ending), Another One Bites The Dust, Hammer To Fall, Crazy Little Thing Called Love, Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, I Want To Break Free, Jailhouse Rock, We Will Rock You, We Are The Champions, God Save The Queen
Especially Milan (?? minutes, 2 CD, concerto completo, qualità: A) – Nel 2008 venne pubblicato questo bootleg contenente le due serate di Milano divise su 4 CD. Nei primi due possiamo ascoltare la serata in questione. Come sempre il materiale è quello di The Jewels con riduzione dei rumori di fondo. Track listing: Machines (tape), Tear It Up, Tie Your Mother Down, Under Pressure, Somebody To Love, Killer Queen, Seven Seas Of Rhye, Keep Yourself Alive, Liar, It’s A Hard Life, Staying Power, Dragon Attack, Now I’m Here, Is This The World We Created?, Love Of My Life, Stone Cold Crazy, Great King Rat, keyboard/guitar solos, Brighton Rock (ending), Another One Bites The Dust, Hammer To Fall, Crazy Little Thing Called Love, Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, I Want To Break Free, Jailhouse Rock, We Will Rock You, We Are The Champions, God Save The Queen
Pre-bootleg (111 minutes, 2xc90 Sony UX pos.II (chrome) tape cassettes, concerto completo, qualità: A-) – Nel 2017 uscì questa copia registrata dal pubblico con una qualità leggermente inferiore rispetto al bootleg The Jewels e si può sentire la folla cantare tra i bis. Track listing: Machines (tape), Tear It Up, Tie Your Mother Down, Under Pressure, Somebody To Love, Killer Queen, Seven Seas Of Rhye, Keep Yourself Alive, Liar, It’s A Hard Life, Staying Power, Dragon Attack, Now I’m Here, Is This The World We Created?, Love Of My Life, Stone Cold Crazy, Great King Rat, keyboard/guitar solos, Brighton Rock (ending), Another One Bites The Dust, Hammer To Fall, Crazy Little Thing Called Love, Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, I Want To Break Free, Jailhouse Rock, We Will Rock You, We Are The Champions, God Save The Queen
Milano: Palazzo dello Sport – 15 Settembre 1984
Setlist: Machines (tape), Tear It Up, Tie Your Mother Down, Under Pressure, Somebody To Love, Killer Queen, Seven Seas Of Rhye, Keep Yourself Alive, Liar, It’s A Hard Life, Mustapha (intro), Dragon Attack, Now I’m Here, Is This The World We Created?, Love Of My Life, Stone Cold Crazy, Great King Rat, keyboard/guitar solos, Brighton Rock (ending), Another One Bites The Dust, Hammer To Fall, Crazy Little Thing Called Love, Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, I Want To Break Free, Jailhouse Rock, We Will Rock You, We Are The Champions, God Save The Queen
Secondo ed ultimo concerto dei Queen in Italia con la formazione originale. La band si presenta sul palco con dei costumi di scena molto simili alla serata precedente:
Freddie Mercury:
– giacca bianca con fulmine nero
– canotta con fulmine rosso
– cintura dal lato nero
– pantlone con fulmine nero
– scarpe stivaletto adidas hercules
– polsino rosso con riga bianca sottile e linea bianca grossa (dalla mano verso il braccio)
– parrucca e seni finti in I want To Break Free compreso golfino rosa
– parrucca lunga del video It’s A Hard Life durante we Will Rock You
Brian May:
– camicia bianca
– pantalone bianco
– fascia rossa
– scarpe adidas
– maglietta promozionale di The Works e giubbino senza maniche bianco
– giubbino con frange colorate
John Deacon:
– camicia bianca
– pantaloni bianchi
– scarpe bianche
Roger Taylor:
– maglietta antinucleare
– pantaloni neri strisce bianche
– scarpe adidas
– polsini bianchi
Spike Edney:
– camicia bianca
– pantaloni neri in pelle
– scarpe adidas
Lo spettacolo inizia con l’intro di Machines e poi parte la potente Tear It Up. Si capisce subito che anche stasera la voce di Freddie è al top. Anche in questo secondo spettacolo a Milano il pubblico invoca Mustapha, Mercury canta l’intro e subito dopo esclama: “That’s all they’re gonna fuckin’ get.” Brian suona un riff che ricorda molto la parte di piano suonata da Freddie e subito dopo Taylor lancia la band in Dragon Attack. L’intro di Mustapha verrà suonato regolarmente nelle restanti serate del The Works Tour, come nel 1979. Prima del finale di Now I’m Here, Freddie urla “Sock it to them, Roger!” come accadeva negli anni 70. Durante il soggiorno milanese Brian ha imparato qualche parola di italiano e durante la parte acustica dello show ha mostrato ciò che aveva imparato al pubblico che apprezzò molto. Durante Love Of My Life suonò un piccolo pezzo di Lullaby di Brahm. Anche questa sera Freddie entrerà sul palco durante We Will Rock You con la bandiera italiana.
Anche questa serata a livello audio è ben coperta.
Elizabeth II (44 minuti, 1 LP, concerto incompleto, qualità: A-) – Questo LP è datato erroneamente come 14 settembre. Uscito subito dopo il concerto è stato uno dei primi bootleg relativi ai concerti milanesi dei Queen; pare che sia stato assemblato per essere una specie di “Greatest Hiyts Live”. Il vinile nero è un test pressing ed oggi è praticamente introvabile. Ne esistono circa 100 copie in vinile rosso e circa 500 in vinile verde senza label. Quest’ultimo suona leggermente peggio rispetto a quello rosso con molti più crepitii. Track listing: Under Pressure, Somebody To Love, Love Of My Life, Another One Bites The Dust, Crazy Little Thing Called Love, Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, I Want To Break Free, We Will Rock You, We Are The Champions, God Save The Queen
????? (?? minuti, 2 CD, concerto incompleto, qualità: A-) – Questa dovrebbe essere la registrazione usata per l’LP precedentemente descritto. C’è un po’ di sibilo sul nastro poiché, con molta probabilità, sono state fatte alcune copie dal master. C’è un taglio dopo Now I’m Here per un cambio di cassetta, quindi le poche parole di Brian in italiano non sono tagliate. Track listing: Machines (tape), Tear It Up, Tie Your Mother Down, Under Pressure, Somebody To Love, Killer Queen, Seven Seas Of Rhye, Keep Yourself Alive, Liar, It’s A Hard Life, Mustapha (intro), Dragon Attack, Now I’m Here, Is This The World We Created?, Love Of My Life, Stone Cold Crazy, Great King Rat, keyboard/guitar solos, Brighton Rock (ending), Another One Bites The Dust, Hammer To Fall, Crazy Little Thing Called Love, Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, I Want To Break Free, Jailhouse Rock, We Will Rock You, We Are The Champions, God Save The Queen
We Will Love You (76 minuti, 2 CD, concerto incompleto, qualità: A) – Sono particolarmente affezionato a questo bootleg che comprai appena uscì nel 1992! Avevo finalmente un concerto completo di Milano! Nonostante la data stampata sulla copertina ha creato molta confusione negli anni. Infatti, nonostante sia scritto che è stato registrato il 14/9, tutto il CD 1 e Crazy Little Thing Called Love sono tratti dal concerto del 15/09. Il resto del CD 2 è, effettivamente, del 14. La parte relativa al Live Aid è stata estrapolata dalla televisione. La curiosità di questa registrazione è a circa 30 secondi dopo l’inizio di Under Pressure, una ragazza urla la famosa frase “Ma David Bowie dov’è?” Track listing: Machines (tape), Tear It Up, Tie Your Mother Down, Under Pressure, Somebody To Love, Killer Queen, Seven Seas Of Rhye, Keep Yourself Alive, Liar, It’s A Hard Life, Mustapha (intro), Dragon Attack, Now I’m Here, Is This The World We Created?, Love Of My Life, Stone Cold Crazy, Great King Rat, keyboard/guitar solos, Brighton Rock (ending), Another One Bites The Dust, Hammer To Fall, Crazy Little Thing Called Love
Live In Milano 1984 Part 1 (?? minuti, 1 CD, concerto incompleto, qualità: A-) – Pubblicato nel 1994. I bootleg di per se erano una forma di guadagno, ma con questo bootleg toccarono il fondo. Fecero uscire il concerto completo separatamente in Italia ed in Giappone, questo era dovuto alla queenmania che stava imperversando in quegli anni. Comunque questo bootleg era un copia incolla di We Will love You, ma con una qualità molto più bassa. Track listing: Machines (tape), Tear It Up, Tie Your Mother Down, Under Pressure, Somebody To Love, Killer Queen, Seven Seas Of Rhye, Keep Yourself Alive, Liar, It’s A Hard Life, Mustapha (intro), Dragon Attack, Now I’m Here, Is This The World We Created?, Love Of My Life, Stone Cold Crazy, Great King Rat, keyboard/guitar solos, Brighton Rock (ending), Another One Bites The Dust, Hammer To Fall
Live In Milano 1984 Part 2 (?? minuti, 1 CD, concerto incompleto, qualità: A-) – Pubblicato nel 1994. I bootleg di per se erano una forma di guadagno, ma con questo bootleg toccarono il fondo. Fecero uscire il concerto completo separatamente in Italia ed in Giappone, questo era dovuto alla queenmania che stava imperversando in quegli anni. Comunque questo bootleg era un copia incolla di We Will love You, ma con una qualità molto più bassa. Il CD termina con l’esibizione dei Queen al Live Aid. Track listing: Crazy Little Thing Called Love, Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, I Want To Break Free, Jailhouse Rock, We Will Rock You, We Are The Champions, God Save The Queen
????????????? (106 minuti, 2 CD, concerto incompleto, qualità: A) – Questa è la versione completa tratta dai nastri che vennero usati per il bootleg We Will Love You ed è venuta fuori a metà del 2008. Sembra che chi ha registrato questi nastri li abbia venduti subito dopo lo show. La prima cassetta finisce poco dopo Crazy Little Thing Called Love e la seconda era danneggiata quindi Bohemian Rhapsody ne ha un po’ risentito e si sente la ‘riparazione’ durante il brano. La presentazione di Spike Edney da parte di Freddie è tagliata a causa del cambio lato della cassetta. Con molta probabilità il problema del nastro su Bohemian Rhapsody spinse i bootleger a non usare questi nastri questo punto in avanti. Anche la frase di Brian prima di Is This The World We Created è tagliata a causa del cambio lato. Track listing: Machines (tape), Tear It Up, Tie Your Mother Down, Under Pressure, Somebody To Love, Killer Queen, Seven Seas Of Rhye, Keep Yourself Alive, Liar, It’s A Hard Life, Mustapha (intro), Dragon Attack, Now I’m Here, Is This The World We Created?, Love Of My Life, Stone Cold Crazy, Great King Rat, keyboard/guitar solos, Brighton Rock (ending), Another One Bites The Dust, Hammer To Fall, Crazy Little Thing Called Love, Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, I Want To Break Free, Jailhouse Rock, We Will Rock You, We Are The Champions, God Save The Queen
Especially Milan (103 minuti, 2 CD, concerto completo, qualità: A) – Nel 2008 venne pubblicato questo ‘box’ di 4 CD contenente le due serate di Milano. Per la seconda serata hanno fatto un merge di tutte le registrazioni disponibili nella miglior qualità possibile. Inoltre furono usate tutte le tecniche del periodo per migliorare al massimo la qualità del suono rendendo questa uscita la migliore in assoluto di questo spettacolo. Track listing: Machines (tape), Tear It Up, Tie Your Mother Down, Under Pressure, Somebody To Love, Killer Queen, Seven Seas Of Rhye, Keep Yourself Alive, Liar, It’s A Hard Life, Mustapha (intro), Dragon Attack, Now I’m Here, Is This The World We Created?, Love Of My Life, Stone Cold Crazy, Great King Rat, keyboard/guitar solos, Brighton Rock (ending), Another One Bites The Dust, Hammer To Fall, Crazy Little Thing Called Love, Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, I Want To Break Free, Jailhouse Rock, We Will Rock You, We Are The Champions, God Save The Queen
Le magliette di Roger Taylor durante il Works Tour
Non è prettamente inerente ai due concerti milanesi, però, a nostro avviso, visto che dei Queen si è scritto, detto e sentito tutto, ed il contrario di tutto, ci sembrava interessante raccontare questa piccola curiosità.
Le T-shirt che Roger indosserà per tutto il Works Tour sono opera della stilista Katharine Hamnett, una dei pionieri della moda britannica contemporanea. Ha inventato lei le tanto imitate T-shirt con slogan, ed è stata la prima a sostenere il cotone organico prima che molti si accorgessero dell’impatto devastante che la produzione convenzionale ha sull’ambiente. Le creazioni della Hamnett hanno influenzato molto la cultura popolare e la vita politica britannica. Nel 1984 è stata anche la prima stilista a vincere il premio “Designer of the Year” del British Fashion Council. Il Primo Ministro britannico Margaret Thatcher, durante un incontro, le disse: “Finalmente una novità” come risposta al messaggio anti-missilistico della Hamnett.
Ma che cosa avevano di speciale queste ‘magliette’?
Il suo attivismo politico e la sua etica del lavoro sono uscite fuori a caratteri grandi sulle sue famosissime t-shirt. Slogan semplici, immediati, ma sempre al passo con i tempi. La linea di T-shirt, apparse nel 1984, sono un modo per trasmettere il suo messaggio: “Se vuoi portare il messaggio là fuori, dovresti stamparlo in lettere giganti su una maglietta”. La più famosa è la maglietta con scritto “Choose Life”, quella che sfoggia George Michael nel video di “Wake Me Up Before You Go Go”. Roger Taylor, invece ha indossato “Worldwide Nuclear Ban Now”. Ne esistono altre, con vari messaggi.
In questa foto, scattata da Oliviero Toscani, si possono vedere alcuni dei messaggi lanciati da Katharine Hamnett. Dopo aver appreso dell’us si pesticidi nei campi di cotone e della completa mancanza di tutela della manodopera in gran parte dell’industria tessile, la Hamnett, provò a cambiare quel mondo. I risultati furono talemnte scarsi che interruppe i suoi accordi di licenza.
Nel 2005 ha rilanciato la sua collezione seguendo linee guida etiche più rigorose. Le sue t-shirt continuano a spargere messaggi in giro per il mondo!!!
Il concerto è finito! Abbiamo assistito ad un evento: Freddie Mercury che canta nel nostro Paese…
Umberto: Abbiamo saltato e cantato per tutto il concerto. Tra le altre cose non conoscevamo la scaletta: sapevamo solo che chiudevano i loro show con We Are The Champions. Addirittura qualcuno dopo God Save the Queen sperava ancora in un bis. Comunque iniziamo ad uscire. Indossavo il mio solito giubbotto da concerti, ovvero un giubbotto di jeans con le varie toppe delle band ed era completamente matido di sudore, tutto da strizzare. La giornata fu caldissima ma usciti dal Palazzetto in quelle condizioni iniziava a farmi freddo. Andiamo ad una bancarella per mangiare, e poi ci avviamo verso il bus che ci avrebbe portato in albergo. Ho sempre invidiato qualcuno perché aveva avuto la possibilità di vedere dei concerti che, per ovvie ragioni anagrafiche, io non ho potuto vedere… Ma di questo concerto vado molto fiero ed orgoglioso e saranno gli altri a provare invidia per me!
Alexander: non smetterò mai di esser grato a mio fratello per avermi portato. Confesso invece di essermi annoiato sul solo di Spike Edney che si beccò qualche fischio e di essere deluso che non avessero suonato Bicycle race o Fat bottomed girls, all’epoca tra i miei pezzi preferiti. Su God save the Queen, ricordo il gruppo che veniva sul fronte del palco e io a fare ciao con la mano, ormai troppo lontano perché potessero vedermi, perché nei bis ci eravamo spostati sul fondo del palazzetto, in modo da poter uscire prima che si riversasse la folla. Ci sembrò anche strano che il posto non fosse del tutto pieno, un terzo dei biglietti restò invenduto. All’epoca era abbastanza diffusa l’usanza di far entrare spettatori da fuori sull’ultimo pezzo, quindi mio padre fece in tempo a vedere We are the champions e dopo ci chiese come aveva fatto il cantante a farsi crescere i capelli così in fretta da Sanremo. Era la famosa parrucca di It’s A Hard Life. Mio fratello uscendo disse “Sarebbe bello tornare anche domani” ma mio padre fece finta di nulla. Da un lato peccato, dall’altro va benissimo così, vai poi a sapere se saremmo sopravvissuti al secondo giro… mai sfidare la sorte!
Luca: Come detto lascio a voi vivere la musica di quelle due serate ascoltando le miriadi di edizioni pirata uscite nel corso degli anni. Non chiedetemi cosa ricordo della scaletta del 14 o del 15, posso però descrivere le facce della gente che esprimevano le mie stesse emozioni: era come stare in mezzo ad una grande famiglia, percepivo che le persone che mi stavano attorno provavano le stesse cose che provavo io, sapevo che era gente cresciuta a pane e Queen, vedevo la differenza tra chi era li per radio ga ga e chi era li perché amava il gruppo, si vedeva lontano un miglio che i fans di vecchia data non aspettavano altro, che erano li per realizzare un sogno, il termine più giusto per descrivere l’atmosfera che regnava prima, durante e dopo l’evento è “intimità”, “famiglia”. Se non ricordo male la stampa usò questo termine per descrivere l’atmosfera… “un concerto in famiglia”. Vi racconto una cosa che per chi non capisce mi scambierà per un feticista! Come dicevo, il primo concerto lo seguii molto vicino al palco, durante un guizzo di Freddie partirono delle gocce di sudore che colpirono il mio viso e qualcun’altro accanto a me … Estasi.. Ricordo benissimo che quando finì il concerto ero totalmente fradicio di sudore, avevo saltato e cantato tutto il tempo. Fu fantastico! Verso la fine del concerto fummo raggiunti da un paio di amici che riuscirono a imbucarsi senza pagare il biglietto. Una cosa che ricordo bene era il palasport pieno per circa 3 quarti della sua capienza. Mi sembrò una cosa deludente e imbarazzante nei confronti della band. Credo fu quella la ragione per cui l’Italia non fu inclusa nel magic tour dell’86. Alla fine, con grande sconforto del pubblico, la musica finì e le luci si riaccesero. Ci soffermammo ad osservare il palco a luci accese e con un’altra prospettiva, cercavo di scorgere qualche altro dettaglio. Ma quasi subito la sicurezza ci fece allontanare per uscire. Tornammo a casa, non ricordo se riuscii a dormire sereno quella notte, ma ebbi la consapevolezza di poter un giorno dire: “io c’ero”.
Raffaele: Le due ore dello spettacolo volano via, tra molti pezzi anni ’70 e alcune hit più commerciali. Ricordo tutto, ogni singolo momento, ma raccontare tutto però renderebbe la cosa noiosa. Quindi il ricordo del concerto lo tengo per me. Alla fine, stremato, senza voce, con la mia maglietta bianca zuppa di sudore e raffigurante i Queen durante il tour di “News of the World”, mi ricongiungo ai compagni. Chi piange, chi ride, chi non riesce a parlare… Per tutti noi un’esperienza indimenticabile, che segnerà le nostre vite per sempre. Rientriamo in paese alle 8 del mattino seguente. Dopo quasi 40 anni, ogni volta che ci incontriamo ne parliamo ancora, anche se purtroppo uno di quei ragazzi non c’è più.
Grazie per aver letto questi ricordi! Ma l’epopea dei Queen va avanti!!!
Questo racconto è solo la punta dell’iceberg dei Queen nel nostro Paese e se volete approfondire l’avventura dei Queen in Italia vi consiglio due libri: il primo scritto da Luca Malagò dal titolo Sulla Stampa Italiana; è diviso in due volumi completamente a colori e sono riportati in ordine cronologico tutti gli articoli che la stampa italiana ha dedicato ai Queen dal 1974 fino al 1991. Un lavoro certosino che merita molto!
L’altro libro, invece, è scritto dall’amico Antonio Pellegrini e si intitola Italian Rhapsody, giunto alla terza edizione! Questo libro racconta l’epopea dei Queen attraverso gli occhi dei fan italiani ed oltre a raccontare del periodo d’oro della band, parla anche dei concerti fatti da Brian May e Roger Taylor durante i loro tour solisti nel nostro Paese ma soprattutto parla, in maniera molto dettagliata, anche del ritorno dei Queen sui palchi italiani con Paul Rodgers prima e Adam Lambert poi, il tutto impreziosito da un’ottima intervista con Jamie Moses, chitarrista della Brian May Band e dei Queen + Paul Rodgers.