PREMESSA
Cercare di comprendere la reale personalità di Freddie Mercury, attraverso le sue lyrics è molto più complesso di quanto non si creda. Non basta leggere i testi ed interpretarli. Il rischio di andare fuori strada rimane. Infatti nessuno, salvo i tre Queen rimasti (e forse una manciata di amici intimi della band, Mary Austin compresa), può dire di aver davvero conosciuto Freddie Mercury, figuriamoci se possiamo farlo noi leggendo i testi delle sue canzoni. Alla fine non sono altro che una forma di creatività che pur partendo da un’esperienza personale, finiscono inevitabilmente per assumere una dimensione autonoma che può renderle, spesso, totalmente distaccate dal suo autore.
Quindi, a mio modesto parere, non possiamo capire davvero i nostri artisti preferiti, ma solo intuirne alcuni aspetti mettendo assieme le loro canzoni e quello che sappiamo delle loro vite personali. Ma è pur sempre un esercizio difficoltoso, come lo sono tutte le forme di interpretazione, non privo dunque di errori di valutazione ma soprattutto di infarcire queste interpretazioni di pareri personali. Ho cercato di evitare questi errori e di essere più obiettivo possibile. Buona lettura!
INTRODUZIONE
L’inclusione e la lotta alle discriminazioni, da tema di attualità, si sono trasformati in un’urgenza prioritaria. Basti pensare che statisticamente circa una persona su quattro che conosciamo ha vissuto un’esperienza di discriminazione negli ultimi 5 anni. I fattori più comuni sono la nazionalità, la lingua, il genere, la posizione professionale e la religione, ma questa è solo la punta dell’iceberg. È evidente la necessità di attivarsi direttamente per combattere le discriminazioni e creare una società più inclusiva a partire dalle ultime generazioni e da chi è incaricato della loro formazione.
Unica ha accettato questa sfida, organizzando un evento dedicato. “Inklusion” è una giornata di formazione che non si limita all’ascolto passivo, ma al contrario richiede una partecipazione attiva. Le testimonianze, interne ed esterne all’azienda, si alterneranno ad attività ideate per mettersi in gioco in prima persona. L’evento, in presenza e online, è rivolto a giovani (fascia 18-25), genitori del futuro (fascia 25-35) e a tutti gli educatori ed educatrici. È necessario riflettere insieme e comprendere a fondo il fenomeno delle discriminazioni per riuscire a combatterlo. Vincerlo è compito di tutti noi, non possiamo più tirarci indietro.
Questo è l’evento tenutosi il 9 novembre, di fronte a 500 persone, al quale è stata invitata anche QueenItalia come parte integrante dell’evento.
Ma che c’entra QueenItalia con questo evento? Andiamo a scoprirlo…
L’EVENTO
Uno dei webinar presentati, dal titolo “Discriminazione e diritti raccontati attraverso i Queen”, si poneva l’obiettivo di trattare il tema della discriminazione ripercorrendo la vita di Freddie Mercury e proponendo un’attività di laboratorio attraverso l’analisi dei testi principali del gruppo in cui risiedono riferimenti relativi a questo tema, come l’omosessualità e la malattia.
L’idea era bella e la causa nobile, per cui QueenItalia ha deciso di partecipare relegando a ruolo di narratore proprio il sottoscritto.
Il tempo a disposizione era poco, per cui l’idea, concordata con gli organizzatori, non era quella di fare una cronistoria sulla vita di Freddie Mercury, sui vari gossip sulla sua vita privata e su come, dove e perché ha contratto il virus dell’HIV. Tutt’altro! Quello che abbiamo deciso di fare era far veder come Freddie Mercury ha detto a tutto il mondo di essere omosessuale come solo lui era in grado di fare: attraverso la poesia, i suoi testi, la sua musica.
Alla fine, il ritratto che né è venuto è quello di un uomo, un essere umano fragile ma con un grande coraggio: quello di non aver paura di essere ciò che era! Uno splendido insegnamento per le generazioni future che, a quasi 30 anni dalla scomparsa, sembra ancora vivo vicino a noi! Ma andiamo per ordine…
In molti brani scritti da Freddie sappiamo che si celano alcuni spunti relativi alla sua omosessualità, certo, è facile parlarne adesso… Ma al tempo le sue canzoni criptiche, come Nevermore e Lily Of The Valley, non lasciavano molto a tali interpretazioni. Sappiamo per certo che Love Of My Life è la dichiarazione d’amore assoluto ed eterno dedicata a Mary Austin, scritta dopo la fine della loro relazione carnale ma è con il brano più celebre della band, e della intera discografia musicale mondiale, che Freddie decise di fare il suo coming out: Bohemian Rhapsody.
Con molta probabilità questa canzone rappresenta il vero coming out di Freddie Mercury riguardo la propria omosessualità, una confessione ricca di sensi di colpa soprattutto nei confronti della madre ‘Mamma ho appena ucciso un uomo’.
Realisticamente il brano non è altro che un dialogo interiore di un uomo che uccise qualcuno, il quale ha venduto la sua anima al diavolo. La notte prima di essere giustiziato invoca Dio per poter recuperare la sua anima. Ma rileggendo la canzone adesso, dopo aver conosciuto la vita del cantante, qualcuno ha cercato di trovare la vera motivazione che spinse Freddie a comporre questo pezzo. Secondo Sheila Whiteley in questa canzone c’è la dichiarazione dell’omosessualità di Mercury. Ricordiamo che il cantante dei Queen ebbe una relazione di sette anni con Mary Austin e la frase “Mama mia let me go”, secondo la celebre musicologa inglese, è una richiesta che Freddie fa a Mary stessa per poter vivere la sua sessualità liberamente.
Questa teoria è confermata anche dal paroliere britannico Tim Rice, che lavorò con Freddie durante la realizzazione dell’album Barcelona. Quando si sente “Mamma, ho appena ucciso un uomo. Gli ho messo una pistola alla testa, ho premuto il grilletto ed ora lui è morto” secondo Rice si riferisce al fatto che Freddie avrebbe ucciso ‘Farrokh Bulsara’ (vero nome di Freddie Mercury) e la sua vecchia immagine di eterosessuale. Aveva distrutto l’uomo che cercava di essere, o che gli altri volevano che lui fosse, e poteva finalmente lasciare spazio a Freddie Mercury. Poteva essere libero di vivere la sua vera essenza.
Lesley-Ann Jones, la discussa autrice della biografia non ufficiale più venduta al mondo di Freddie Mercury, ha sposato questa interpretazione che fu anche confermata poi dall’ultimo compagno del cantante, Jim Hutton.
A questa teoria poi si legano anche le interpretazioni di alcuni personaggi che compaiono successivamente nella canzone:
Scaramouche è una maschera della commedia dell’arte, fanfarone e vanaglorioso, vestiva di nero, è può essere vista come la maschera che Mercury indossava per nascondere a tutti il suo vero sé.
Fandango è una celebre danza spagnola e viene associata proprio a Scaramouche: ‘Scaramouche, Scaramouche, will you do the Fandango?’ Tornando alla teoria dell’uomo ucciso, viene usato spesso l’espressione “hemp fandango” per indicare l’impiccato che, nell’istante prima di morire, “balla” e si dimena appeso alla fune.
Galileo non ha bisogno di alcuna presentazione, si tratta proprio del celebre astronomo pisano. Sembra che questo fosse un piccolo omaggio a Brian May.
Figaro è un chiarissimo omaggio al Barbiere di Siviglia, opera che Mercury amava moltissimo e in cui “Figaro” viene ripetuto più volte, proprio come “Galileo” in Bohemian Rhapsody.
Bismillah è l’invocazione divina che apre ogni sura del Corano, letteralmente significa ‘in nome di Dio’ e viene esclamata anche con carattere propiziatorio. Gli esorcisti per esempio la scrivono sui talismani. Non a caso, subito dopo nel testo arriva anche Beelzebub, uno dei tanti nomignoli di Satana, che ha un diavolo messo via proprio per il protagonista, forse consapevole che la sua scelta lo porterà all’inferno!
Chiaramente dopo questo bano, come tutti sapete, i Queen sfornarono un successo dopo l’altro e Freddie continuò ad inserire nei propri brani qualche traccia della sua omosessualità dedicandole agli amanti del momento. Ma solo nel 1980, Mercury cambiò notevolmente il suo aspetto tagliandosi i capelli e facendosi crescere i baffi, seguendo la moda “Castro clone” lanciata a San Francisco dalla comunità omosessuale dell’epoca. Il vivere la vita al massimo e la morte di alcuni suoi amici gay lo porterà, nel 1986, ad effettuare degli esami sierologici in una clinica di Harley Street, mantenendo tuttavia un estremo riserbo sulle sue condizioni fisiche con chiunque; nel tardo aprile del 1987 Mercury fece degli ulteriori accertamenti medici più specifici, durante i quali venne riscontrata la positività all’HIV. Nonostante fosse stato messo a conoscenza della sua condizione, Mercury non trascurò mai la sua carriera musicale, anzi, vi si buttò a capofitto e decise di dedicarsi a nuovi progetti personali e nel 1987 pubblicò l’album Barcelona in collaborazione con Montserrat Caballé, soprano spagnola. Conclusasi la collaborazione con la diva dell’opera, Mercury torna in studio di registrazione con i Queen per dare vita a quelle che saranno le ultime sessioni di registrazione e che daranno alla luce The Miracle nel 1989, Innuendo nel 1991 e l’album postumo Made In Heaven nel 1995. Da queste session provengono le canzoni più introspettive del cantante:
1989: Was It All Worth It, il testamento musicale di Freddie
Uno dei brani che piace di più ai fan è senza dubbio Was It All Worth It, canzone che chiude l’album The Miracle. Un brano che per certi versi ritorna alle atmosfere anni 70. Una domanda, quella più importante che ci si pone sempre alla fine di un percorso: ne è valsa la pena?
Sappiamo che l’autore principale della canzone è proprio Freddie, nonostante sia accreditata a tutti e quattro i membri della band, e possiamo definirla come l’atto finale con il quale Mercury si confronta con il cammino che sa essere giunto alla fine.
“Cosa mi è rimasto da fare in questa vita? Ho forse raggiunto ciò che mi ero prefissato?”.
Inizia così questo brano… e prosegue con “Sono un uomo felice o mi sono impantanato nelle sabbie mobili?”
Freddie ha sempre visto la felicità come qualcosa da raggiungere ma, in qualche maniera, li sfuggiva sempre di mano. Forse, arrivato alla fine del cammino, è inevitabile chiedersi se sia riuscito a raggiungerla o meno.
A tal proposito il cantante va alla ricerca di ciò che può risolvere questi interrogativi, riavvolgendo il nastro della propria vita di musicista e in questo finisce con il coinvolgere degli altri membri della band, infatti ad un certo punto, verso la fine del brano, il senso della canzone smette di essere personale per diventare la riflessione della band.
“Ora ascoltate la mia storia” con questa frasi Freddie cattura la nostra attenzione riportandoci indietro nel tempo. “Comprammo una batteria, suonavamo nella scena musicale e ci credevamo perfetti.” L’autostima degli esordi, il credere nei loro mezzi, il considerarsi i più grandi prima ancora di esserlo. In questa frase è riassunto ciò che i Queen sono stati nei primi giorni della loro nascita: dalle corse notturne per registrare qualche brano nei tempi morti dei Trident Studios, alle innumerevoli esibizioni nei pub e nei college dell’Inghilterra.
Poi arriva un altro interrogativo importante “Dare tutto il mio cuore e la mia anima e restare svegli tutta la notte, ne è valsa la pena?” Un tema molto caro, non solo a Freddie, ma anche a Brian, Roger e John, che per inseguire il loro sogno, hanno dovuto fare molti sacrifici e rinunce ed affrontare molti ostacoli. A questa prima domanda abbiamo una risposta qualche strofa dopo: “Sborsavamo denaro senza fare calcoli, non importava il risultato. Eravamo viziosi, affamati e pieni di talento. Servivamo ad uno scopo, come in un fottuto circo. Eravamo così magnifici e vi amavamo alla follia. Ne è valsa la pena?”
Tutto ciò viene confermato dall’ultima strofa del brano: “Vivere respirando rock’n’roll, questa battaglia senza fine. Ne è valsa la pena? Ne è valsa la pena? Si è stata un’esperienza che valeva la pena vivere. Ne è valsa la pena”
Questa battaglia senza fine, vissuta respirando rock’n’roll, è sicuramente riferita alla sua condizione di malato terminale. Oggi, grazie alle varie cure e medicine, di AIDS non si muore più, ma al tempo, era una condanna a morte. I medici avevano detto a Freddie che, con molta probabilità, non sarebbe arrivato al nuovo anno… Lui, invece di compatirsi e piangersi addosso, ha iniziato a lavorare come un ossesso: Barcelona, The Miracle, Innuendo ed alcuni brani tratti dal postumo album dei Queen Made In Heaven, sono un lascito importante. Ascoltare la forza della voce di Freddie in quei brani, non fa di certo pensare ad una persona malata, ad una persona che sa già che dovrà morire. E forse è proprio in questo brano, che possiamo definire il suo testamento musicale, che il cantante, alla fine, ha trovato quel senso da dare alle cose, anche alla parte peggiore del proprio destino, che è forse la forma di felicità più alta che si può raggiungere al termine della propria esistenza. Ce lo ha donato sotto forma di canzone, cantandolo con una forza incredibile.
1991: I’m Going Slightly Mad, la malattia di Freddie
Pare che l’ironia presente nella traccia abbia in realtà un sottofondo malinconico, dal momento che tratta proprio della situazione fisica e mentale del cantante alle prese con la malattia. Tutto questo è stato messo in video da Rudi Dolezal e Hannes Rossacher della DoRo Productions, registi anche di altri video dei Queen, nel febbraio del 1991.
In questo video troviamo un Mercury vestito e truccato in stile Johnny Depp nel film di Tim Burton “Edward Mani di Forbice”: capelli arruffati, volto sbiancato, abbigliamento elegante ma retrò. All’inizio del video è seduto su una sedia che ruota in senso antiorario, forse una sorta di desiderio di tornare indietro oppure la follia che lo induce ad estraniarsi dalla realtà.
Ad un certo punto lo si vede girare attorno ad una vite gigante capovolta a testa in giù insieme a John Deacon che indossa un cappello da giullare. Questa scena è molto significativa di immagini: potrebbe significare il destino beffardo che gioca un brutto scherzo a Freddie?
Roger Taylor, invece, indossa sulla testa una teiera che fuma: potrebbe essere il cervello di Freddie che sta per scoppiare.
In una scena successiva, gira intorno a se stesso con una bicicletta antica a tre ruote. In un altro momento è avvolto nelle bende come una mummia. Tutte cose senza un senso logico, ma che potrebbero essere riassunte come gli incubi ed i pensieri del nostro protagonista: la voglia di poter tornare a giocare come quando era bambino, senza pensieri e la visione della morte imminente.
Brian May è vestito da pinguino e si ritrova a parlare con pinguini veri. Nel videoclip compare anche un personaggio vestito da orangotango ed ancora una volta queste scene illogiche raffigurano la mente di Freddie in preda a strani e bizzarri pensieri causati dalla malattia ma anche dalla consapevolezza della sua fine inarrestabile.
In una delle scene centrali del video, si riassume il “mercurypensiero”: lui si avvicina ai suoi compagni seduti su un divano, loro si spostano e lui non riesce a raggiungerli. Siamo alla fine della sua vita, il mondo continua ad andare avanti e lui che non riuscirà più a viverlo e vedere il futuro.
Ma come abbiamo però detto Freddie ha sconfitto la malattia, cantando e combattendo fino alla fine, non si è arreso, e nella parte finale di questo video girato tutto in bianco e nero, sventola un mantello di piume colorato e si vedono i colori azzurro e rosso. Quasi a raffigurare la famosa fenice presente nel logo della band fin dagli anni 70. L’animale simbolo della rinascita dalle proprie ceneri. Forse Freddie ha raggiunto la consapevolezza che la sua morte sarà solo terrena, ma lui diventerà immortale. A tal proposito, la scena finale del video, vede Deacon, il destino beffardo, salire delle scale che scompaiono sotto i suoi piedi. Scompare anche lui e rimane solo il suo cappello da giullare colorato. Il destino è stata sconfitto!
1995: Mother Love
Questo brano spegne limpidamente i luccichii di innumerevoli dissolutezze e accende una tenera luce nell’intimità del cantate. Freddie Mercury usa con tenacia e determinazione la sua voce inconfondibile ed incredibile, fino alla fine e pronuncia la pura preghiera di tornare nel grembo materno, di tornare dove può essere quanto più protetto ed amato. Freddie ha vissuto tutta la vita alla ricerca di quell’amore puro che solo una madre può dare ad un figlio. La stessa madre che il cantante ha deluso in Bohemian Rhapsody. Lo stesso amore che lui ha donato e ricevuto da Mary Austin
Il cantante rimane in sala di registrazione assieme a Brian May, Roger Taylor e John Deacon fino al 22 Maggio del 1991 quando – ormai allo stremo – decide di interrompere i lavori alla canzone: non ce la faccio, disse giunto all’ultimo verso, devo riposare, ma tornerò a terminarla… Ma Freddie non tornò mai più in studio di registrazione e fu Brian a cantare quell’ultima strofa.
Mother Love, il drammatico addio alla musica di Freddie. L’ultima canzone registrata dal frontman dei Queen e mai terminata. Un percorso di consapevolezza e di accettazione della morte, cantato da Mercury come mai aveva fatto prima. Possiamo tranquillamente dire che questo brano è il canto del cigno della più grande voce rock che il mondo abbia mai conosciuto. Il finale del brano è composto da un mash up di varie autocitazioni: dal day-oh di Wembley, a One Vision e Tie Your Mother Down, sempre tratte dallo spettacolo Londinese del 1986, per poi terminare il tutto con il nastro che corre al contrario facendo ascoltare pochi centesimi di secondo di tutte le canzoni pubblicate ufficialmente dai Queen per poi terminare con la prima strofa del brano che aveva lanciato la carriera di Freddie sotto lo pseudonimo Larry Lurex, la cover di Carole King e Gerry Goffin ‘Going Back’: “I think I’m goin’ back/To the things I love so well in my youth…”
“PENSO DI TORNARE INDIETRO ALLE COSE CHE CHE HO AMATO COSI’ TANTO NELLA MIA GIOVENTU’…”
Going Back è stata la prima canzone pubblicata da Freddie Mercury, anche se sotto lo pseudonimo Larry Lurex, Mother Love l’ultima… in mezzo una vita intera!
Freddie Mercury: un uomo, un essere umano fragile ma con un grande coraggio: quello di non aver paura di essere ciò che era! Uno splendido insegnamento per le generazioni future che, a quasi 30 anni dalla scomparsa, sembra ancora vivo vicino a noi che ci sussurra: “Sii te stesso e qualsiasi cosa tu faccia, falla con stile!”